Da sempre avevo un desiderio forse comune a molte mamme fiere dei loro figli di cui vorrebbero immortalare ogni espressione, ogni cambiamento, ogni esperienza.
Il mio desiderio era quello di avere loro foto che, belle e significative al di là del momento e del contesto, potessero essere un patrimonio loro e mio per sempre. Foto che, riguardate tra uno, cinque, dieci, vent’anni mantenessero inalterata la loro bellezza. Ero un mio desiderio che però non aveva mai trovato compimento per pigrizia: a chi rivolgermi? Cosa chiedere? Come organizzarmi?
Questa estate ho ripreso contatto con i miei compagni di classe su facebook e tra loro c’è Sergio che non vedevo e non sentivo da decenni (non conto quanti). Saputo da lui della sua passione, ora professione, per la fotografia non ho potuto non raccontargli subito il mio desiderio. È stato come trovare l’ingranaggio perfetto a lungo cercato per far funzionare un apparecchio appoggiato da tempo su una mensola.
Sergio mi ha chiesto cosa desiderassi in particolare ma io non lo sapevo. Il mio desiderio era una bella cornice ma ancora vuota che aspettava l’immagine da accogliere.
Sergio è venuto a casa mia e si è fatto un’idea del posto; Sergio ha conosciuto i miei figli e si è fatto un’idea di chi fossero i protagonisti e poi ha parlato con me e… forse si è fatto l’idea che sulle questioni tecniche non ero per nulla ferrata e sul servizio fotografico non avevo nessuna idea precisa. Tabula rasa.
Abbiamo fissato un giorno e un’ora che potessero andar bene a me e a due figli super-impegnati e io ancora continuavo a non aver idee da proporre (ambientazione, abbigliamento, tipologia di foto…). Improvvisamente mi si è accesa una lampadina
-funzionale anche alla mancanza di tempo cronica-: invece di cambiare vestiti avremmo giocato con gli accessori in modo ironico e spiritoso. Ai miei figli l’idea è piaciuta e su e giù per la casa mi hanno aiutato a cercarli.
All’ora fissata è arrivato Sergio che ha scaricato le attrezzature necessarie (e, come mi aveva premesso, molte di più. .. tanto per essere sicuri!). Quello che è accaduto dopo è stato per noi un’esperienza nuova e divertente.
All’inizio, per le foto in posa, Sergio ha “aiutato” Edoardo ad entrare nel ruolo come forse fanno i registri… io so solo che sembrava di essere ad un ritrovo di siculi che se la raccontano in modo colorito. Certo è che Edoardo difficilmente dimenticherà le foto con sigaro e coppola e le frasi d’ambientazione (quelle no, in foto non vengono!).
Dopo i ritratti in posa ci siamo spostati in giro per la casa e sono stati i bambini, ora più sciolti e lanciati in questo “gioco”, che proponevano le idee. Alla fine persino io, schiva a farmi fotografare, mi sono lanciata nella mischia con loro e… persino da sola.
Il pomeriggio è volato e in un attimo è arrivata sera: erano passate 4 ore ma nessuno se ne era accorto. Quando Sergio se n’è andato ho pensato a come avevo vissuto quel tempo sospeso: era stata una girandola di colori e risate, di corse su e giù per le scale tra figlia-vamp e figlio-mafioso, tra pupazzi e coccole, sguardi sognanti e risate, espressioni buffe e malinconiche, bicchieri, boa, cappelli, sigari e tanto altro.
Confesso che ho aspettato con ansia di vedere le foto e una ad una, poco alla volta, Sergio -dopo avermene chiesto il consenso- le ha pubblicate sulla sua pagina fb.
Tante sorprese!
Una più bella dell’altra.
Averle viste “a rate” mi ha dato l’opportunità di gustarle una ad una e osservarle attentamente; se mi fossero state presentate tutte in una volta non sarebbe stata la stessa cosa perché per la curiosità avrei bruciato l’emozione in un attimo, impaziente mi sarei fatta una scorpacciata, così invece me le sono gustate una ad una, centellinate e assaporate come tanti regali.
Le foto condivise sulla mia pagina hanno raccolto un sacco di commenti bellissimi e di “mi piace”, tanti amici mi hanno fatto i complimenti di persona.
Ora aspetto di vedere le foto elaborate e impaginate nel foto-libro.
Anche per questo Sergio mi ha chiesto cosa desiderassi ma in realtà le mie idee sono confuse e gli ho ripetuto che mi fido di lui e di quello che ho visto sa realizzare e, in fondo, mi aspetto nuove sorprese. Gli dico sempre “stupiscimi”, lasciandogli carta bianca.
Sono certa che avere in mano il libro delle foto sarà un’altra emozione.
Un’emozione che mi riprometto di rivivere perché di “travestimenti” e di idee i miei figli ne hanno ancora e io, da mamma, certo non mi stancherò di raccogliere e fissare le loro facce buffe, sorridenti, allegre ma anche quelle pensierose e serie perché, come mi ha detto Sergio e come io condivido pienamente, in foto non bisogna necessariamente sorridere.
Grazie Sergio
Rita Rondinelli, https://www.facebook.com/rita.rondinelli.5